Parlo con Mwenda. E’ venuto da me per sfogarsi. Ci conosciamo da molto tempo e facciamo lo stesso lavoro, con il medesimo impegno e dedizione. Il colore della nostra pelle e’ diverso, ma il nostro cuore batte all’unisono, infiammandosi per gli stessi ideali e per le identiche cause di giustizia e servizio.
Mwenda e’ emotivo come me, e se e’ venuto, vuol dire che ha qualche turbamento interiore che deve condividere perche’ non riesce a gestirlo da solo. A volte sputare il rospo serve, e fa diminuire il livello di tensione interna.
So che devo ascoltarlo e basta. So che lui ha in se stesso le risorse. Non ha bisogno di parole ne’ di consigli. Gli serve solo un cuore aperto all’ascolto che funga da ansiolitico in un attimo di turbamento.
“Sono tutto orecchie, amico. Cosa ti e’ successo?”
“Ti ricordi quante volte siamo andati in giro per insegnare alla gente le
norme basilari sulla prevenzione dell’AIDS? Rammenti con quanta enfasi
sottolineavamo le vie di trasmissione, i comportamenti a rischio, i modi con
cui uno puo’ infettarsi?”
“Certo! E’ uno degli argomenti piu’ frequenti che ci chiedono di trattare
nelle scuole, nelle parrocchie ed in vari gruppi ed associazioni”.
“Gia’, e’ vero. Pensa a quando ci riempivamo la bocca di numeri. La
percentuale di infezione per una puntura con ago infetto e’ circa dello 0.2%...
quindi bassissima. Questo dato ci portava a dire che il personale sanitario in
realta’ corre dei bassi rischi, perche’ le statistiche dicono che se si bucano
duemila persone, solo due hanno la
possibilita’ di infettarsi”.
“Si’. Questo e’ proprio quello che crediamo e cerchiamo di far conoscere
alla gente”.
“Pero’, Beppe, noi abbiamo sempre parlato degli altri, e parlare sulla
pelle altrui non e’ poi cosi’ difficile.
Ora il mio problema e’ che mi sono bucato durante un cesareo di una donna
infetta da HIV. Mi sono disinfettato subito e mi sono lavato con acqua
corrente. Ho fatto uscire il sangue.
Poi ho concluso l’intervento dicendo a me stesso: mi sono punto tante volte
con pazienti di cui neppure conoscevo lo status... anche questa volta non
succedera’ nulla.
Ma appena fuori della sala il mio cervello e’ andato in paranoia. Dopo quel
cesareo ne ho avuto un altro a ruota. Ho cercato di rimanere calmo, ma quel
piccolo dolorino al dito mi ricordava continuamente la possibilita’ che qualche
virus fosse gia’ entrato nel mio torrente circolatorio. Inoltre quella
percentuale dello 0.2% non e’ riuscita a tranquillizzarmi: e se fossi proprio
uno di quei due sfortunati che si infettano, malgrado i 1998 che invece non di
beccano niente?
Ho quindi deciso di prendere la profilassi. Ma anche questa non e’ stata
una scelta indolore. Prendere farmaci antiretrovirali ha avuto in me un
indubbio impatto anche emotivo. Poi, leggendo la serie di effetti collaterali e
le possibilita’ di tossicita’ anche gravi, la mia crisi e’ aumentata. Devo
davvero assumere la medicina per 28 giorni, correndo tutti questi rischi di
reazioni indesiderate per sparare contro un nemico che forse non e’ neppure
entrato nel mio corpo?
All’ inizio e’ prevalso il no: non prendo niente e mi affido all’aiuto di
Dio. Poi pero’ i fantasmi sono ritornati all’attacco: ho ripensato alla
dottoressa Corti che in Uganda si e’ presa l’AIDS in sala operatoria. Se la
scienza ci da’ delle opportunita’ di prevenzione, perche’ non usarle?
Ora ho iniziato. Da una parte questo e’ peggio perche’, se magari non
prendessi le medicine, mi dimenticherei piu’ facilmente dell’incidente. Pero’
almeno in futuro non potrei darmi dello scemo se il test malauguratamente
risultasse positivo ed io non avessi assunto la profilassi.
Sai cosa mi fa sorridere amaramente? Se mai dovessi bucarmi di nuovo fra un
mese, cosa farei? Prederei di nuovo le pastiglie per altri 28 giorni?
Preferisco non pensarci. Era tanto tempo che non mi succedeva nulla in sala
operatoria”.
“ Caro Mwenda, cosa dirti: e’ capitato a te, e quindi per me e’ sin troppo
facile parlare quando la croce non e’ caduta sulla mia testa. Certo, dobbiamo
accettare questo come parte dei rischi del nostro lavoro. Se sceglievamo di
fare i commercialisti, molto probabilmente non avremmo di questi problemi e di
queste ansie. Preghero’ per te. Comunque, credo che la scelta di assumere la
terapia sia stata quella giusta. Solo mi raccomando una cosa: non dimenticarti
di prenderla. Sii fedele... altrimenti non serve a nulla... e siccome ti
conosco, e so che non sei mai riuscito a portare a termine neppure un
antibiotico prescritto per cinque giorni, penso che ti dovrai veramente
impegnare a fondo.
In questo modo avrai fatto la tua parte. Il resto lascialo a Dio”
“ Se divento positivo, ci sara’ qualcuno che mi crede, o tutti inizieranno
a dire che me lo sono preso andando a donne?”
“ Di questo non preoccuparti davvero. Dio proteggera’ il tuo nome... e poi,
alla fin della fiera, noi siamo quello che siamo, e Dio lo sa. Cio’ che la
gente dice non aggiunge ne’ toglie nulla, se la nostra coscienza e’ tranquilla.
Ancora una cosa: per favore continua ad operare; non lasciarti prendere dallo
scoraggiamento. Se lasci la chirurgia adesso, potresti non essere poi piu’ in
grado di riprendere. E’ come chi smette di guidare dopo un incidente stradale.
Per favore vinciti, e lavora come prima. La tua mano e’ troppo importante per
salvare ancora molte vite”.
Fr Beppe Gaido
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