mercoledì 14 gennaio 2015

Ritmi sostenuti

Gennaio è già di per sè un mese molto intenso, con una marea di pazienti sia ambulatoriali che in regime di ricovero.
La contemporanea presenza di un chirurgo generale e di un ortopedico sta stirando al massimo le nostre risorse e sta mettendo a dura prova la nostra resistenza fisica.
La lista operatoria quotidiana è davvero immensa con interventi lunghissimi ed impegnativi, soprattutto per l'ortopedico.
Si inizia al mattino alle 8 e si finisce spesso alle 9 di sera, ma sovente non si riesce a terminare la lista perchè sempre ci sono le emergenze, la pressione dei nuovi pazienti ambulatoriali, il normale lavoro dell'ospedale, la maternità, ecc.
Pur operando fino a 15 pazienti al giorno, abbiamo liste di attesa in reparto di oltre 10 pazienti: speriamo comunque che la settimana prossima la pressione dei nuovi ricoveri diminuisca e che pian piano riusciamo a smaltire la folla che è accorsa alla notizia che a Chaaria avevamo l'ortopedico.
Succede così tutte le volte che viene Luciano, ma stavolta sembra che il numero di pazienti sia davvero quasi insostenibile: indubbiamente bisognerà pensare ad altri ortopedici che possano venire a Chaaria a dare una mano a Luciano, in modo da poter avere lo specialista almeno a mesi alterni. Il bisogno ortopedico e traumatologico è infatti quasi infinito... soprattutto perchè i prezzi dell'ortopedia sono inavvicinabili.


La lista della chirurgia generale invece sembra più gestibile e con Max normalmente riusciamo a pareggiare tra ricoveri ed interventi.
Naturalmente operiamo sempre in contemporanea nelle due sale operatorie... diversamente non riusciremmo mai a star dietro al numero di operandi.
Pensateci comunque sereni e contenti di poter aiutare tanta gente.

Fr Beppe


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....