Quanti Volontari sono passati a Chaaria?? Molti sono
tornati, molti no, ma tutti hanno incontrato, ognuno a suo modo, l’Africa.
Sono stati tutti colpiti dai colori, il rosso della terra, i
diversi verdi della vegetazione, dagli odori gradevoli e non, dalla gente, ma
soprattutto dai bambini: non c’è volontario che interrogato su l’emozione più
forte provata non risponda “gli occhi dei bambini”.
In effetti è particolarmente vero nel Meru: la gente è
bella, uomini e donne , ma i bambini rubano lo sguardo: allegri con occhi di
ossidiana e denti di perla, timidi e curiosi spesso intimiditi dai bianchi.
Poi i Volontari vedono
che sono tanti, tantissimi, spesso vestiti sommariamente, con abiti
stracciati, scarpe malconce o piedi nudi.
Vengono a sapere che l’abbandono
scolastico è elevato, perché le famiglie
non hanno i soldi per la scuola e quindi questi ragazzini avranno un limitato
futuro. Ed ecco che scatta la sindrome
dell’Europeo.
Tempo fa un Volontario, tornando da una gita al Samburu Park,
mi raccontò di aver visto, durante il
viaggio, giovanissimi pastori che governavano magro bestiame e mi chiese:
perché fanno tanti figli, non potranno mandarli a scuola, resteranno ignoranti
e poveri, che senso ha?
Risposi che nelle tribù di pastori nomadi nel nord del
Kenya, che tutti confondono con i Masai,
le donne sono convinte di avere già tutti i figli in pancia e di dover
solo farli nascere per offrirli al marito: è una credenza assolutamente poetica, ricca del dono della Provvidenza.
Aggiunsi poi alcune considerazioni pratiche: la mortalità
infantile è molto elevata: un nato su quattordici non arriva all’anno di età e
uno su nove non supera i cinque anni; fare molti figli ti dà speranza che una
parte di loro arrivi all’età adulta: anche da noi un secolo fa era così. Poi in Kenya non c’è la pensione per gli
anziani: chi provvederà a loro quando saranno inabili al lavoro, se non i figli?
Nelle società nomadi servono tanti figli, i maschi, fin da
giovanissimi, governano il bestiame, lo
portano al pascolo lo difendono dagli animali e soprattutto dagli uomini ed in
effetti sono purtroppo frequenti episodi di furti di bestiame, lotte, vendette,
sangue versato.
Le figlie femmine sono altrettanto fondamentali: procurarsi
e trasportare, spesso da lontano, sulla testa, pesanti latte piene di acqua è
un lavoro sfiancante quotidiano e poi raccogliere la legna per il fuoco,
cucinare per gli uomini, allevare i bambini, magare badare ad uno stentato orto;
periodicamente poi le famiglie si spostano, armi e bagagli, per cercare pascoli
migliori e saranno soprattutto le donne
a costruire le nuove capanne, con
rami, fango e materiale organico dono delle mandrie stesse.
Anche nelle zone dove prevale l’agricoltura, la forza lavoro
di una famiglia numerosa è indispensabile:
ogni componente della famiglia ha un ruolo preciso dallo mtoto (il bambino, la
speranza) al Jojo (il nonno, l’anziano,
la saggezza).
L’amico Volontario, a voce bassa, borbottò che aveva perso
un occasione per tacere, ma lo consolai
dicendogli che non si può capire
l’Africa in poche settimane e quindi di tornare e tornare e tornare.
Max Albano
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