Non e’ per niente
facile dare una definizione compiuta di Chaaria, forse perche’ Chaaria e’ una
realta’ molto emotiva, ed e’ difficile tradurre i sentimenti in parole scritte.
Chaaria e’ una
realta’ sentimentale in cui percezioni opposte possono coesistere: la ami e la
odi; vorresti scappare, ma non riesci a staccarti da essa.
E comunque
Chaaria e’ una realta’ dalle tonalita’ sempre molto forti. Sono occhi che ti
guardano imploranti, grida tremende di bambini a cui non trovi una vena o a cui
stai facendo una dolorosissima medicazione per una ustione tremenda. Sono anche
sorrisi furtivi delle mamme che hai aiutato ad avere un bambino, magari in sala
operatoria. Sono lacrime di chi ha perso un parente e non se ne puo’ dar pace.
Chaaria sono
centinaia di volti che popolano la tua giornata; sono nomi strani ed a volte
fiabeschi che non riuscirai mai a ricordare; sono odori di umano che cambiano a
seconda della tribu’ a cui appartiene il paziente che stai visitando.
Chaaria e’ anche
una coppia di sposi con cui sei amico e che ti hanno scelto come loro
ginecologo di fiducia. Essi vengono da te trionfanti e ti portano la notizia
che insieme hanno avuto da Dio il dono della gravidanza.
Vogliono l’eco per
vedere il loro pargolo per la prima volta, e quindi ti chiedono di essere
seguiti per la prevenzione prenatale. Tu accetti e te ne senti orgoglioso... ma
poi tutto ti crolla, quando il primo risultato che ricevi dal laboratorio e’ un
test HIV positivo per entrambi; e sei proprio tu a doverglielo dire: non ci
sono scappatioie!
Chaaria è Antony,
che non sa perché, ma a otto anni ha un tumore tremendo del rene che gli ha
praticamente riempito tutto l’addome. La sua famiglia non ha il denaro per
l’operazione. Maledetto denaro... tutto dipende sempre e solo da lui, anche la
morte dei bambini. Poi comunque forse e’ gia’ troppo tardi per sperare in una
guarigione. Questo e’ un altro dramma della poverta’ che Chaaria ti offre ogni
giorno su un piatto d’argento. Non passeranno molti giorni ed Antony sara’ un angioletto
in piu’ in Paradiso. Un angioletto troppo piccolo per chiedersi come mai sia
successo proprio a lui ed alla sua mamma.
Chaaria è Peninah
che si sta spegnando per un rarissimo tumore agli organi genitali esterni. Ha
ventotto anni ed io l’avevo implicitamente accusata di essersi procurata quel
cratere maleodorante con una pratica abortiva tradizionale. Lei ha sempre
negato, finche’ l’evidenza mi e’ diventata chiara. Non un aborto ma un
tumoraccio. Enrico l’ha operata, ma era anche per lei troppo tardi. Peninah è ormai
una fiammella che si allontana sempre più. E’ molto anemica e non si regge in
piedi: ha un bambino piccolissimo che non puo’ allattare ed un marito
giovanissimo e via via piu’ confuso.
La mia fede in
questo momento non e’ molto forte, e spesso mi viene da pensare a quella
canzone di Roberto Vecchioni che dice: “ma perche’ Dio non fai qualcosa?”
Nonostante le mie
piccole crisi di fede, sono comunque convinto che Dio c’e’, ed e’ presente soprattutto
qui, con i sofferenti che non possono curarsi proprio perche’ sono troppo
poveri per pagare cure magari disponibili.
Il difficile per
me e’ scoprire la Sua presenza quando Lui non fa le cose come le vorrei io:
“Dio, perche’ non lo guarisci? Perche’ non puoi fare il miracolo?”
Ma Chaaria e’
anche quel posto tremendo in cui il contatto quotidiano con la sofferenza ti
ricorda che il nostro Dio non e’ come il Mago di Oz: non fa i miracolini per
far vedere che Lui può.
Il nostro e’ il
Dio degli ultimi e degli emarginati, degli abbandonati e dei senza speranza.
Lui e’ sempre a Chaaria: con Antony, con Peninah,
con i miei amici sieropositivi, con tutti quelli che soffrono e muoiono.
Certo, la rabbia
a volte è tanta. Il difficile e’ proprio abbassare la testa; fare tutto quanto
possiamo per lottare contro il male, stremarci di fatica per i nostri malati, e
poi, quando non ne possiamo piu’, lasciare che si compia la Sua volonta’.
Ma Chaaria non e’
un posto triste o lugubre.
Qui si sperimanta
la vita semplice e le piccole gioie che sono il segreto della felicita’ vera.
Cito Frei Betto: “nella vita per essere felici serve solo un po’ di pane, del
buon vino e un grande amore. La vita semplice, come dice Gesù: beati, si’, beati i cuori semplici. E’ la semplicità che
fa scoprire una libertà interiore”.
E poi a Chaaria
ci sono anche tante soddisfazioni: il problema e’ solo che sovente spendiamo
più tempo a pensare alle ombre che alle luci.
Sono tante le persone a cui salviamo la vita; i malati gravi che tornano a casa
ristabiliti. C’e’ poi il nostro quotidiano contributo alla continua opera della
creazione, contributo che tocchiamo con mano ogni giorno in modo emotivamente
pregnante soprattutto nel campo dell’assistenza al parto. Li’ si’ che ci
sentiamo portatori di vita!Potrei
raccontarvi di Kanana, che ha partorito dopo un cesareo notturno difficilissimo
una bimba bella come il sole. Le storie sarebbero ancora moltissime, ma adesso è tardi e
devo tornare in ospedale.
Fr Beppe Gaido
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