venerdì 22 aprile 2016

Durissima!

Conoscevo Joseph da un bel po’ di tempo in quanto lavorava con noi come counselor da alcuni anni. Il suo calvario è iniziato alcuni mesi fa con una ferita all’arto inferiore che non riuscivano a far rimarginare. 
Lo abbiamo tenuto tantissimo in ospedale ma l’ulcera diventava sempre peggio ed è stato necessario amputargli la gamba.
E’ stato un duro colpo emotivo, ma pian piano è riuscito a riprendersi.
E’ stato dimesso e si è rasserenato con la speranza di poter avere una protesi tra qualche mese.
L’ho incontrato varie volte nelle ultime settimane, sempre sorridentee molto grato.
Veniva in ospedale a trovare i compagni di lavoro, camminava spigliato con le sue stampelle e soprattutto respirava benissimo.
Poi due giorni fa il disastro: è stato portato in ospedale con broncospasmo e dispnea. L’ascoltazione del torace era difficile, ma sembrava di sentire un discreto versamento pleurico a sinistra.
Abbiamo organizzato una lastra del torace, onestamente pensando a delle metastasi polmonari. L’istologico dell’ulcera era infatti risultato negativo, ma il dubbio ci era rimasto che fosse comunque un’ulcera maligna.


Ora la dispnea ed il versamento pleurico ci portavano a pensare ad una situazione oncologica, anche perchè l’ECG era negativo per patologia cardiaca.
Joseph era molto dispnoico oggi quando è andato a Meru per la lastra.
L’autista però mi ha detto che anche durante il viaggio di ritorno Joseph parlava con lui...poi ad un certo punto è morto improvvisamente sulla macchina, prima di arrivare a Chaaria.
L’autista era chiaramente sconvolto e provato.
Io invece mi sono sentito devastato, soprattutto quando ho guardato la lastra ed ho visto che si trattava di un idro-pneumotorace sotto pressione, con grave spostamento del mediastino e del cuore.
Il radiologo pensava alla tubercolosi e consigliava un drenaggio pleurico a pressione negativa: che stupido a non averlo fatto subito, anche prima della lastra!
Avrei potuto usare l’ecografia per orientarmi circa la quantità di versamento e magari con un tubo toracico gli avrei salvato la vita...ma con il senno di poi sono tutti bravi.
Il fatto è che Joseph è morto e non so se avrei potuto salvarlo se solo avessi messo quel tubo nel torace con un giorno di anticipo.
Già mi sentivo malissimo, ma la giornata è continuata sulla stessa nota.
Erano le 18,30 quando sono uscito dalla sala ed ho incontrato uno dei nostri dipendenti che mi ha detto: “mio figlio di un anno è stato ricoverato in pediatria. Guardalo perchè è molto grave”.
Onestamente stavolta ci sono andato subito. Il bimbo era davvero in pessime condizioni a causa di una gravissima polmonite. L’ho visitato, gli ho prescritto tutti i farmaci che conosco, ho sperato in un miglioramento.
Sono tornato a rivederlo alle 21.30 illudendomi che stesse un po’ meglio.
La mamma era ignara di tutto ed era seduta sul letto a fianco del suo bambino; io però ho trovato il bimbo ancora caldo ma privo di vita. Il cuore non batteva più e l’attività cardiaca era scomparsa. Fr Giancarlo era passato alcuni minuti prima di me ed il piccolo respirava ancora. Era dunque appena successo.
E’ stato durissimo dare la notizia a quella mamma ed assistere alla sua disperazione. E’ stato triste attendere l’arrivo del papà.
Oggi ho perso due persone a cui sono emotivamente legato, ed è stato davvero molto difficile e doloroso.
Solo la preghiera mi può dare un po’ di conforto.

Fr Beppe


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....