martedì 19 aprile 2016

La grande amorevole «Piccola Casa»

Viene fornita assistenza socio-sanitaria a disabili psichici, fisici e sensoriali. 
Un'opera iniziata 184 anni fa
Redazione - Mar, 19/04/2016 - 06:00

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C'è un faro di speranza e amore cristiano che illumina Torino e ne è l'orgoglio. La Piccola Casa della Divina Provvidenza, più comunemente conosciuta, dal nome del suo Fondatore, come il «Cottolengo», è un ente morale fondato nella città della Mole nel 1832, che opera senza scopo di lucro e ha come finalità l'assistenza e l'educazione delle persone più bisognose e abbandonate, sane o malate, prendendosene cura senza distinzione di sesso, razza, età, religione e opinioni politiche, ispirandosi ai principi evangelici. La priorità della Piccola Casa, sin dalla sua fondazione per volere di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, è essenzialmente quella di occuparsi di fornire assistenza socio-sanitaria a persone che si trovano in situazioni di difficoltà, sia essa derivante da problemi di indigenza sia di emarginazione sociale.


Una missione nobile che dura da 184 anni. Quasi due secoli di storia della solidarietà con numeri, ogni anno, importanti in Italia e nel mondo: 455.623 beneficiari di assistenza sanitaria, 5.000 bambini assistiti e beneficiati dai servizi educativi, 5.650 persone (tra disabili, anziani e senza fissa dimora) a cui viene data accoglienza, 130mila pasti gratuiti distribuiti. La Piccola Casa è presente in ben undici regioni italiane: Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Calabria e Sardegna. I religiosi cottolenghini operano anche in alcuni Paesi esteri (Ecuador, India, Kenya, Tanzania, Svizzera e Florida). L'attività viene realizzata grazie all'impegno congiunto dei religiosi appartenenti ai tre istituti Suore, Fratelli e Sacerdoti fondati da S. Giuseppe Cottolengo, dei laici volontari e del personale retribuito.

I Trust locali situati in tre continenti (Africa, Asia e Sud America) curano più di 3.000 bambini: orfani, malati di Hiv, epilettici, denutriti, disabili intellettivi gravi. Dedicato al mondo dell'infanzia Children in the Little House worldwide che nasce proprio dall'esigenza dell'ente di garantire, nel mondo, i suoi servizi di assistenza ed educativi. Nelle realtà estere operano più di 300 persone tra religiosi, personale retribuito e i membri dell'Associazione Volontari Missioni Cottolengo.

Un ultimo successo è la realtà keniota del Chaaria Mission Hospital, guidata da Fratel Beppe Gaido, diventata un centro medico di riferimento per tutto il distretto di Meru. La Casa Madre, fin dalla fondazione, si è strutturata in diverse comunità di ospiti e di religiosi che offrono una grande varietà di servizi a chi ha bisogno: assistenza per persone anziane e per disabili con sei strutture residenziali, di cui due accreditate (R.S.A. Annunziata e Frassati), e una struttura residenziale per suore anziane in gravi condizioni di salute; servizi per persone in situazioni di fragilità sociale forniti dal Centro di Ascolto e da Casa Accoglienza; l'Ospedale «Cottolengo» accreditato con il Servizio sanitario nazionale; la Scuola paritaria «Cottolengo» specializzata in percorsi scolastici ad hoc per studenti con disabilità fisiche e intellettive. Ulteriori servizi offerti dalla Piccola Casa, in sedi differenti, sono: una mensa gratuita per i più poveri con annessi servizio docce, cambio indumenti e dormitorio; una comunità alloggio per minori e un centro, «Casa Miria», che accoglie donne italiane e straniere in difficoltà o vittime di violenza. Il Cottolengo ospita attualmente, a Torino, più di 400 persone tra disabili psichici, fisici e sensoriali, per i quali organizza attività e servizi mirati a ciascuno, cercando di valorizzarne e promuoverne ogni dimensione umana. «Con il tuo contributo recita la campagna per il 5x1000 possiamo garantire ai buoni figli della Piccola Casa, per usare il termine affettuoso coniato dal santo fondatore, tutta l'assistenza e la cura di cui hanno bisogno».

MFi

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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