domenica 17 aprile 2016

Solidarietà con l'Ecuador

Ieri, poco dopo le sette di sera, c'è stata una forte scossa di terremoto in Ecuador. L'epicentro era situato a circa 70 chilometri a sud di Esmeraldas.
La distruzione è immensa ed i morti al momento sono già 235.
Esprimiamo la nostra solidarietà e la nostra preghiera al popolo ecuadoregno, così duramente colpito dal sisma.
Sappiamo dal nostro superiore generale che tutti i Cottolenghini presenti nel Paese stanno bene, a parte il grosso spavento.
A Manta è crollato un pezzo di muro di cinta della Fondazione, e parecchie persone han chiesto ospitalità ai Fratelli per paura a restare in casa, in città è crollata la torre di controllo dell'aeroporto, un hotel del centro e si conta una decina di morti.
Al ricovero di Tachina c'è qualche tubo dell'acqua che perde, ma fortunatamente non danni alle persone. Anche in Guayaquil ci sono stati crolli e vittime, così come danni alle vie di comunicazione tra sierra e costa.
Ci sentiamo uniti all'Ecuador in questa tragedia immensa.



PS: allego anche tre foto della Messa di oggi, per la prima volta celebrata nella sala d'attesa degli ambulatori dell'ospedale, dopo che in lavanderia sono iniziati i lavori di ristrutturazione per la sistemazione dell'impianto centralizzato dell'ossigeno. Ci sembra che sia una collocazione ancora migliore della precedente, certamente più spaziosa e comoda sia per i malati che per i Buoni Figli.

Fr Beppe e comunità




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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