lunedì 2 maggio 2016

E così anche Pietro è partito

Lo abbiamo salutato oggi pomeriggio, ma stamattina ha ancora operato.
Instancabile ed estremamente efficiente e giovanile alla sua veneranda età.
Davvero non dimostra gli anni che ha, e, da come lavora, sembra molto più giovane di me.
Dal giorno in cui Pietro è arrivato abbiamo fatto 252 interventi chirurgici, molti dei quali estremamente complessi e lunghi.
Tale dato include anche un certo numero di piccoli interventi che abbiamo eseguito in endoscopia digestiva ed alcune agobiopsie ecoguidate, ma in tutto suggerisce una media di 9 interventi al giorno per tutti i 28 giorni della sua presenza a Chaaria.
Infatti, a parte ieri che era la festa del Cottolengo, abbiamo sempre operato anche alla domenica.
Il sabato da tempo è lavorativo per Chaaria e si opera fino a sera.
La cosa strana è che siamo sempre noi a non riuscire a star dietro ai ritmi di Pietro, e non viceversa: alla sera alle 19 in sala è arzillo come al mattino alle 8.
E' instancabile ed incredibilmente veloce. Basti pensare che una sua tiroidectomia sempre dura meno di un'ora.


Gli sono particolarmente grato perchè abbiamo operato tantissimo, perchè grazie a lui abbiamo fatto interventi impensabili per me in sua assenza: gastrectomie totali, amputazione del retto per tumore a pochi centimentri dall'ano, calcoli del bacinetto renale, ecc.
Da sempre Pietro è anche il mio mentore in chirurgia generale: mi sa prendere per quello che sono e mi sa insegnare senza umiliarmi. Da lui imparo velocemente perchè lui mi vuole rendere autonomo.
Quest'anno il nostro scopo formativo principale era quello di apprendere la tecnica chirurgica della tiroidectomia. Ne avevo già fatte parecchie di tiroidi con Pietro negli anni precedenti. Avevo anche assistito Pietro Iani, Alberto Kiss, Marco Massi, Max Albano in questo tipo di chirurgia. Spesso poi avevo operato insieme al Dr Nyaga del Meru Hospital.
Quest'anno lo scopo formativo era quello di rendermi autonomo, e Pietro lo ha compiuto magistralmente, come lui sa fare: in quattro settimane abbiamo fatto 19 tiroidectomie, l'ultima delle quali stamattina come ultimo intervento di Pietro per questa missione.
Le parole di Pietro alla partenza mi hanno incoraggiato molto: "ora sei maturo...puoi continuare a farle da solo".
E' stato così per tutto, dal cesareo all'isterectomia alla prostatectomia. Viene un giorno in cui mi sento sicuro abbastanza da fare da solo.
Credo che quel giorno sia arrivato, e voglio dare continuità all'operato di Pietro. Comincerò con le tiroidi più facili, ma non voglio più smettere.
"Grazie, Pietro, anche per questo ennesimo regalo che mi hai fatto!"
La maratona chirurgica è quindi al momento finita, anche se speriamo di rivedere Pietro a Chaaria tra pochissimi mesi.
Non possiamo però tirare il fiato perchè è arrivato Luciano ed oggi è già iniziata la matatona ortopedica, che ci permetterà di aiutare di nuovo moltissime persone povere e bisognose, e che mi vedrà nuovamente nei panni dello studente: a Lucano questa volta chiederò di rendermi più sicoro di me stesso nella tecnica chirurgica dei chiodi endomidollari e nell'applicazione dei fissatori esterni. So che anche Luciano sarà un ottimo mentore per me.
Essere sempre uno studente mi aiuta anche a mantenermi giovane!
E' quindi con sentimenti di profonda riconoscenza che auguro a Pietro un felice ritorno in Italia, e con altreattanta riconoscenza esprimo un caloroso benvenuto a Luciano ed alla sua nuova maratona ortopedica.
Tutto facciamo per il bene dei malati che non potrebbero permettersi l'intervento chirurgico altrove, ed è questo che ci rende felici, al di là della innegabile stanchezza fisica.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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