domenica 15 maggio 2016

Incontentabili

Questo è a volte il sentimento che mi assale, con una punta di scoramento, quanto davvero ti sacrifichi dal mattino alla sera per i pazienti, e poi, invece di un grazie, ti ricevi una lista di lamentele.
E' normale in questi giorni lavorare tantissimo ed operare dal mattino alle sette alla sera dopo le 19.
Di maratona in maratona, e passando da un chirurgo ad un ortopedico che vengono a Chaaria per fare il massimo, è ormai diventata routine operare anche il sabato e la domenica.
Quasi non ricordo quale sia l'ultima domenica in cui non abbiamo operato!
Altra cosa piuttosto costante in questo periodo è di non riuscire a finire la lista operatoria, vuoi perchè gli interventi sono tanti; a volte si complicano e diventano più lunghi del previsto, e vuoi per le innumerevoli emergenze che si intrufolano e ci sballano i piani di lavoro.
Ieri sera alle 19 è successa ancora una volta una scena molto frequente che mi pesa molto sul cuore ogni volta che capita.
Avevamo operato tanto ed i casi erano andati tutti bene: avevamo anche salvato la vita di una persona con una gravidanza extrauterina, che ovviamente non era in lista ma aveva avuto precedenza assoluta all'intervento.


Anche ieri l'ultimo paziente del proramma operatorio era stato rimandato (era troppo tardi per un intervento così lungo!) e gli avevamo mandato a dire di mangiare. Lo avevamo assicurato che sarebbe stato operato questa mattina (domenica!): lui, invece di comprendere la nostra stanchezza, e di apprezzare il fatto che lo avremmo operato di domenica, mi ha atteso davanti alla porta della sala per esprimermi in modo piuttosto "vivace" il suo disappunto per essere stato rimandato.
Stanco come ero, è stato difficile per me controllare i nervi e gli ho risposto che noi lavoriamo al massimo, dal mattino alla sera, inclusi i week end, e che più di così non riusciamo a fare.
Ci sono rimasto proprio male: possibile che non capiscano quanto lavoriamo e quanto ci sacrifichiamo per loro?
Ogni uomo è davvero un'isola e di crede sempre il centro del mondo.
La tentazione è stata forte di dimetterlo e di dirgli che non lo avremmo più operato...ma mi sono contenuto.
Il suo caso era pietoso: cicatrici deturpanti e contratture post ustione su tutta la gamba destra. Non potevo mandarlo via senza intervento: non adesso che abbiamo Luciano!
Ho mandato giù la saliva e non ho risposto.
Più tardi gli ho mandato a dire che avremmo fatto l'intervento oggi, e così è stato: 4 ore e mezza di chirurgia plastica in cui Luciano ha fatto un grandissimo lavoro.
Naturalmente questa sera il paziente è contento, nonostante l'inevitabile dolore post-operatorio.
Il grazie forse ce l'ha nel cuore, ma non lo esprime.
Ha saputo esprimere la sua rabbia e la sua frustrazione ieri sera.
Oggi non sa verbalizzare la riconoscenza, che probabilmente prova interiormente.
Pazienza!
La ricompensa l'avremo dal Signore e non dagli uomini.

Fr. Beppe Gaido



PS: ringraziamo di cuore Sylvia, anestesista polacca, che in questo periodo di insostenibile pressione chirurgica ci è stata di grandissimo aiuto per poter operare continuamente in due sale.
Le auguriamo un buon rientro in patria.


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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