sabato 14 maggio 2016

Iniziati i lavori

Dopo lunghe tribolazioni per avere l'approvazione del progetto da parte delle autorità sanitarie locali, oggi sono iniziati ufficialmente i lavori di costruzione del nuovo laboratorio analisi ed ambulatorio per HIV.
La foto allegata dà l'idea di dove la nuova costruzione sarà collocata: tra la sala operatoria e gli uffici amministrativi dell'ospedale.
Dal disegno tecnico si deduce che si tratta di una struttura a due piani: il piano terra sarà un complesso di ambulatori che costituiranno il nuovo CCC (comprehensive care clinic) di Chaaria e sarà gestito dalla Comunità di Sant'Egidio con il progetto DREAM.
Il laboratorio analisi sarà al primo piano: sarà spazioso ed adeguato per le esigenze diagnostiche sia dell'ospedale che del progetto DREAM.
Ringrazio di cuore Fr Giancarlo che ha seguito con competenza la realizzazione del disegno, le pratiche di approvazione ed ora anche l'inizio dei lavori. Sinceramente ammiro le sue capacità ed il suo acume in tutto quello che riguarda le problematche edilizie.
Un sincero ringraziamento va poi all'Associazione Volontari Missioni Cottolengo che già ha fatto moltissimo per la raccolta dei fondi necessari alla costruzione.


I soldi che finora abbiamo per i lavori edilizi vengono completamente dall'Associazione dei volontari di Torino.
Ringrazio particolarmente il Presidente, Dr Lino Marchisio, che si è fatto in quattro per ottenere i fondi che ci permettono oggi di iniziare il nuovo progetto.
I fondi non sono al momento ancora sufficienti per terminare la costruzione.
Confidiamo comunque nella Divina Provvidenza e nella generosità di tanti benefattori che ci permetteranno certamente di finire quello che oggi abbiamo iniziato.

Fr Beppe



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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