martedì 27 giugno 2017

Rosetta

Dopo essere stata con noi per un anno intero,  oggi abbiamo riconsegnato Rosetta al Padre che e' venuto finalmente a
riprendersela.
E' stata dura convincerlo a venire per riprendersi la bambina. 
Devo ammettere che avevamo fatto un po' di pressione in quanto Rosetta era diventata troppo grande ed era addirittura caduta dalla culla. 
Le nostre culle infatti non sono adeguate per bimbi cosi' grandi.
Inoltre la nostra struttura e' ospedaliera e quindi pericolosa per i bambini che "gattonano" qua e la' per il reparto di pediatria.
Sono stati necessari ripetuti interventi di Rita di Matiri e del sindaco locale per convincere il genitore a venire oggi.
Come gia' scritto in passato, Rosetta e' un caso anomalo in quanto non e' propriamente un'orfana: la sua mamma e' psichiatrica ed il padre ha grosse difficolta' economiche.
Si e' comunque creata una rete di solidarieta' all'interno del clan e del villaggio, per cui speriamo che il reinserimento sia positivo per Rosetta.


Quello che ci lascia sereni e' il fatto che alle spalle c'e' Rita di Matiri, che da' uno sguardo da lontano e sostiene economicamente. A Rosetta auguriamo un buon rientro a casa, mentre non possiamo che rallegrarci anche del piccolo allentamento di lavoro nel reparto degli orfanelli.

Fr Beppe





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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