venerdì 21 luglio 2017

Emorragia ante-partum

Sono le 19 di una giornata convulsa.
Sono molto stanco e spero di aver finito la lista operatoria.
Monica pero' mi chiama in maternita' e mi dice che c'e' una grave emorragia.
Infatti ne vedo le tracce sul pavimento: una lunga scia di enormi coaguli conduce alla sala parto.
La donna sanguina davvero tanto, e' sudata e non riesce a stare in piedi.
Noto che sull'addome ha una cicatrice da pregresso cesareo.
Le infermiere gia' si erano attivate per il primo soccorso. Infatti la paziente ha una grossa cannula in vena e fluidi elettrolitici vengono infusi rapidamente.
Con l'ecografo portatile mi rendo conto che il battito cardiaco fetale c'e', anche se rallentato.
Purtroppo l'eta' genstazionale e' sulle 34 settimane e temiamo che il bimbo sia troppo piccolo per sopravvivere nelle nostre condizioni qui a Chaaria.
L'ecografia diagnostica comunque la causa del sanguinamento: placenta previa di terzo grado.
Non abbiamo quindi scelta, in quanto prima di tutto dobbiamo salvare la vita di questa donna.
Corriamo quindi in sala per il cesareo. L'operazione e' difficile.
La cicatrice infatti e' quella di due pregressi cesarei.
Ci sono aderenze che sanguinano anche loro generosamente.
La placenta poi non e' solo previa ma anche accreta...cosa che contribuisce ad ulteriore sanguinamento.


Quello che ci rallegra e' che il piccolino, nonostante la gracilita' fisica, sembra voler combattere e sopravvivere...ora e' in incubatrice.
La mamma invece e' stata molto instabile durante tutto l'intervento.
Jesse mi ha fatto capire che avrebbe voluto sangue da trasfondere.
Gli ho promesso che avrei fatto gruppo e prove crociate dopo aver chiuso la cute, in quanto a quell'ora in laboratorio non c'era nessuno.
Gli ho pero' anche detto di non sperarci troppo perche' conoscevo la situazione della nostra emoteca.
Dopo il cesareo mi sono recato in laboratorio con la mia provetta di sangue in mano.
Ho fatto i gruppi ed ho trovato che la donna era B positiva.
Mi sono rivolto verso l'emoteca ed ho guardato l'unica sacca rimasta. Per un attimo ci ho addirittura sperato.
L'ho presa in mano e...mi sono cascate le braccia: era di gruppo AB positivo.
Niente trasfusione purtroppo!
Ora che non sanguina piu', questa paziente deve quindi farcela da sola.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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