sabato 14 ottobre 2017

3500

Ovviamente so che il Kenya, rispetto a tante altre Nazioni Africane ancor piu' povere, sta molto meglio.
Ringrazio il Signore che da noi a Chaaria comunque ci sono dei torrenti e che quindi in qualche modo qualcosa da mangiare la gente ce l'ha comunque.
Ma la situazione in molte parti del Nord e della parte occidentale del Paese e' davvero grave.
Pensare che ci sono oltre tre milioni e mezzo di persone ridotte alle fame dalla lunga siccita', e costrette a sopravvivere su distribuzioni alimentari del governo, mi stringe davvero il cuore.
E naturalmente la fascia di eta' piu' colpita e' quella dei bambini, molto piu' predisposti a tutte le complicazioni derivanti dalla malnutrizione.
La stagione delle piogge e' iniziata e qualche precipitazione l'abbiamo vista anche qui a Chaaria di notte.
Ci sono pero' zone che non vedono una goccia di pioggia e quindi neppure un minimo di raccolto da oltre due anni.
Quando penso alla nostra siccita' sempre piu' persistente, alla siccita' italiana poi interrotta da tornadi e bombe d'acqua che rovinano tutto. 


Quando ricordo i recenti uragani statunitensi e caraibici, ed a quello atlantico che (in modo piuttosto straordinario) sta lambendo Spagna, Inghilterra ed Irlanda, allora davvero mi chiedo come ancora sia possibile negare gli effetti devastanti dell'effetto serra e del cosiddetto "global warming".
Negli ultimi anni da noi e' piovuto sempre meno, ma ancora siamo fortunati perche' in molte parti del Kenya sembra non voler proprio piovere piu'.
A Chaaria ci sono mandrie di allevatori disperati che provengono da zone secche e che qui cercano almeno l'erba che cresce sulle rive dei torrenti.
I raccolti delle ultime due stagioni sono stati magri, ed ora non sappiamo bene quando seminare perche' non siamo sicuri che le precipitazioni continuino. Il rischio e' di seminare e poi di vedere la semente morire nel campo per carenza di precipitazioni.

Fr Beppe


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....