sabato 3 novembre 2018

Il sangue di Brother Dominic

Ieri pioveva, ma come al solito i pazienti hanno continuato ad affluire numerosi. La sala operatoria e’ stata pienissima, tanto che anche ieri non abbiamo finito la lista, anche perche’ alle 17,30 e’ suonato il telefono della sala mentre ancora ero alle prese con una frattura complessa: "vieni subito in maternita’ perchè c'è un REFERRAL da un dispensario governativo con mamma malata di malaria in travaglio, e distress fetale". 
Ormai è una prassi avere cesarei tutti i momenti. Affretto la fine dell’intervento in corso e dico a me stesso: "meglio ora che a mezzanotte".
Infatti alle 18 già siamo in sala piccola, e, nonostante l'assenza dell'anestesista ancora impegnato con chi sta finendo di chiudere la cute del fratturato, riusciamo a finire il tutto per le 19. Era stato un cesareo senza problemi, ed eravamo rimasti di stucco quando ci eravamo resi conto che il bambino non respirava dopo l'estrazione.
Però fortunatamente le nostre infermiere di sala parto, erano riuscite a rianimare proprio bene, e, prima di chiudere la cute dell'addome già avevamo avuto la notizia: "ha pianto, e respira da solo". Che sospirone di sollievo!
Dopo l'operazione mi affretto a raggiungere la cappella, per il rosario ed il Vespro. Sono in ritardo, come al solito, ma almeno arrivo...
Subito dopo la preghiera però vengo chiamato in ospedale: la mamma appena cesarizzata ha una torrenziale emorragia post partum; la sua pressione è già sparita ed il polso è appena percettibile. 
Che dramma!! il sangue esce a fiotti, ed oramai deborda sul pavimento. E' difficile anche avvicinarsi al letto senza essere imbrattati. Io mi avvio verso il laboratorio e mi rendo conto che l'emoteca è vuota.


Testiamo il gruppo sanguigno alla paziente e ci rendiamo conto che il suo sangue è ormai una acquetta rosa contenente sì e no 2 grammi di emoglobina. Facciamo dei liquidi a go go. Pratichiamo oxitocina in vena... le mie gambe cominciano a tremare ed il mio cervello ad offuscarsi. 
Non so bene cosa fare: le infermiere della notte mi guardano ansiose, in attesa di ulteriori piani terapeutici. 
Non ho donatori, ed il gruppo è difficilissimo: 0 positivo. In quel momento passa Fr Dominic che veramente mi stupisce e mi dice: "dono io il sangue... adesso". 
Accettiamo immediatamente e saltiamo addosso a Domé che, docile come un agnello, si lascia "svenare".
Infatti pian piano la mamma riprende vita, grazie al "ricco" sangue del nostro generoso Fratello. Rimango ancora a controllare la situazione fin verso mezzanotte, mentre dico a Domenico di andare a mangiarsi una meritata fetta di salame. La mamma sembra non sanguinare più. 
Le condizioni sono stabili. Dico alle infermiere di continuare con le medicine prescritte e provo ad andare a riposare.
La mia felicità è stata completa questa mattina quando, tornato in ospedale, l'ho vista seduta nel letto tutta intenta ad allattare il suo gigante (4200 g alla nascita).

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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