sabato 17 novembre 2018

Meglio tanti o pochi volontari?

Quando a Chaaria ho pochissimi volontari, come per esempio e' successo ad ottobre, per me e' certamente piu' facile. I volontari hanno molto piu' bisogno di me, mi parlano di piu', ci confrontiamo frequentemente e normalmente lavoriamo insieme.
Ovviamente per il volontario che rimane qui da solo o magari in un gruppo di 2, puo' essere un po' piu' difficile.
Piu' difficile organizzare gite; piu' momenti di solitudine magari dopo cena.
Certamente pero' per me l'esperienza con il volontario e' piu' pregnante: parliamo, magari usciamo insieme un momento alla domenica, impariamo a conoscerci.
Con i gruppi grossi e' tutto piu' complesso. Sovente il gruppo mi inibisce un po', e se non faccio molta fatica a rapportarmi con i singoli, ne faccio molta di piu' ad entrare in relazione con molte persone nuove allo stesso tempo.
I gruppi grossi poi a volte sono fatti di gente che si conosce gia' da prima, e puo' diventare facilmente autoreferenziale: se un volontario e' qui da solo in genere mi avverte quando esce; a volte con i gruppi grossi mi capita che i volontari organizzano tutto e poi alla fine si dimenticano anche di avvisarmi che non ci sono.


Avere gruppi piccoli per me sarebbe il meglio in assoluto, ma poi c'e' l'altra faccia della medaglia, e cioe' che, per avere gruppi piccoli, bisogna dire di no a molti.
Rimango quindi combattuto: dire di no mi dispiace perche' vorrei offrire l'esperienza di Chaaria a molti; dire di si' a volte porta a gruppi di 10 o 12 persone, e sovente mi capita che alla fine dell'esperienza con qualcuno ho a malapena scambiato due parole e di lui/lei non ricordo neppure il nome.
Ovviamente l'esperienza a Chaaria ha valore per il servizio che si svolge e non per il rapporto sviluppato con me!
Rimane comunque il mio tormentone ed una questione tuttora aperta: dire di si' a molti ed accettare le frustrazioni che a volte mi derivano dai grupponi, oppure dire di no a molti ed avere gruppi piccoli in cui, oltre al servizio, si cerca anche di sviluppare una fraternita' vicendevole?

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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