venerdì 30 novembre 2018

Settecento!!

Siamo felicissimi, orgogliosi e riconoscenti per il traguardo che oggi abbiamo conseguito.

Settecento chiodi di Sign inseriti in altrettante fratture di femore, tibia ed omero. Settecento persone strappate alla poverta', alla disabilita' ed a tanta sofferenza.
Settecento famiglie aiutate a ripartire anche economicamente, settecento bambini che non hanno dovuto lasciare la scuola.
E tutto questo in appena due anni!!!
Il numero non da' ovviamente un quadro generale del grandissimo lavoro ortopedico portato avanti dall'ospedale, in quanto non tiene conto di tutti gli altri interventi in cui usiamo placche, viti o fili di Kirshner che Sign non ci dona: l'ortopedia a Chaaria e' certamente molto piu' grande di questo numero, ma settecento chiodi di Sign sono davvero tanti.
Essi ci indicano che la gente ci apprezza, che sa che lavoriamo bene e soprattutto sa che i chiodi che noi riceviamo gratuitamente dagli Stati Uniti, li doniamo a loro a titolo completamente gratuito, senza speculazione.


Ringrazio il Signore che ci ha dato la forza di lavorare proprio tanto nel campo delle fratture, e ci ha anche dato la capacita' di migliorarci, di imparare e di diventare ormai esperti del settore.
Ringrazio di cuore il Dr Lewis Zirkle e tutta la famiglia di Sign che sempre ci sostiene con generosita' e con tantissima fiducia nei nostri confronti.
Ringrazio lo staff della sala che entusiasticamente mi accompagna in questa avventura di Sign, e che con me lavora molto duramente.
Ringrazio di cuore Hella e Fr Giancarlo per il sostegno logistico nella gestione e trasmissione telematica dei dati, e nel seguire i pacchi in arrivo dagli USA.
Sign e' una realta' bellissima a Chaaria che ci permette di aiutare tantissime persone che altrimenti non potrebbero farsi operare per mancanza di mezzi economici.

Fr Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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