mercoledì 20 febbraio 2019

Ed è subito sera

Quante volte questa poesia di Quasimodo mi torna alla mente quando, come oggi, mi ritrovo alle 11 di sera, stremato e con il cervello appiattito, dopo una giornata che oserei chiamare massacrante.
Ed è subito sera...non hai neppure il tempo di accorgertene. Ti alzi da letto prestissimo, corri come un pazzo tutto il santo giorno, ed a letto desideri tornare perchè le forze ti abbandonano: la giornata è volata via e pare un attimo da quando ti sei alzato al mattino.
Oggi è stato come un film che girava con il tasto di "avanti veloce": tutto è stato una corsa a perdifiato. 
I malati erano tantissimi, la sala operatoria pesantissima, in sala parto un'attività continua. Ed il tutto dopo una chiamata notturna alle 2.30, dopo la quale non sono piu’ riuscito a prendere sonno.
Quando le notti sono difficili, la giornata è pesante già dal mattino.
Poi arriva l'assalto dei pazienti e non c'è più tempo neppure per respirare.
Dopo cena sei stravolto e speri di fare un giro veloce in reparto per andare poi a dormire, nell'illusione di recuperare le ore di sonno perse nella notte precedente...ma arriva sempre qualche emergenza proprio non ce la fai più.
Tutto corre così veloce: ed è sempre subito sera.
E così passano le nostre giornate, sempre uguali e monotone perchè sempre piene di malati e di sala operatoria, ed allo stesso tempo sempre diverse perchè i casi che ci si presentano sono sovente strani, interessanti e difficili da risolvere. 


Ma soprattutto le nostre giornate passano in fretta.
Questa è Chaaria: ventiquattr'ore in servizio, senza soluzione di continuità.
Anche ora guardo le tre donne che passeggiano fuori dalla sala parto in preda alle doglie, e non posso fare altro che sperare che il travaglio proceda bene...se no anche la stanotte potrebbe essere disturbata.
Questo è comunque anche il fascino irresistibile di Chaaria da cui molti vengono totalmente conquistati.
Anche oggi è passata in un baleno, anche se e’ stato soffocante... e mi accorgo che è subito sera.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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