La prima sala parto era una piccola stanza, dove si partoriva, si facevano i raschiamenti, le medicazioni post cesareo, ecc. Nella stessa stanza di incannulavano le vene e si facevano le medicazioni dei bambini ricoverati in pediatria.mercoledì 24 aprile 2019
La mia Chaaria
La prima sala parto era una piccola stanza, dove si partoriva, si facevano i raschiamenti, le medicazioni post cesareo, ecc. Nella stessa stanza di incannulavano le vene e si facevano le medicazioni dei bambini ricoverati in pediatria.Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.
Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.
Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.
Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.
Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.
E poi, andare dove?
Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.
Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.
Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.
Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.
Questo è quello che facciamo, ogni giorno.
Fratel Beppe Gaido

Nessun commento:
Posta un commento