sabato 21 novembre 2009

Il congresso internazionale di dermatologia tropicale in Etiopia


Da martedi' a sabato saro' in Etiopia, invitato a questo importante Congresso, che e' ormai giunto alla terza edizione. Sono stato invitato sia come uditore, sia come relatore.

Mi e' stata affidata una presentazione sui casi dermatologici piu' frequenti a Chaaria.
Saro' anche chiamato a coordinare i lavori assembleari del mercoledi' pomeriggio, insieme ad un dermatologo che opera in Etiopia. Saremo a Mekele, dove il dott. Moroni dell'ospedale San Gallicano ha sponsorizzato e aperto uno stupendo ospedale dermatologico per i piu' poveri. L'ospedale ha anche importanti servizi per la lebbra.
Sono sicuro che per me sara' una esperienza di grande apprendimento, e di confronto con una poverta' dura e impressionante come quella etiopica.
Certo non mi presento al Congresso come docente, anche se offriro' alcuni stimoli con la presentazione che vi allego. Avro' moltissimo da imparare.
Ringrazio Dio per questa occasione che mi giunge tramite la alleanza degli ospedali italiani nel mondo.
Ringrazio anche il dott Ogembo, Fr Lorenzo, ed i volontari che mi sostituiranno per una settimana.
Spero di avere una connessione internet dal Convegno e di poter comunicare con il blog quotidianamente, come al solito.


Fr. Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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