lunedì 17 maggio 2010

Bentornato a Chaaria Dr. Pietrantonio

Ringrazio di cuore il dott Pierantonio Visentin che domani rientra a Chaaria dopo una breve vacanza in Italia di due settimane.
Pierantonio avrebbe dovuto rientrare in patria per giugno, ma ha anticipato questa sua visita in famiglia per poter essere presente a Chaaria durante la mia assenza.
Lo ringrazio di vero cuore per questa sua scelta... una scelta che esprime chiaramente la sua dedizione ai poveri ed ai malati di Chaaria.
Lo ammiro per il modo in cui sa amare e servire i malati... e lo invidio per la sua grande carica ideale.
Credo di esprimere anche i sentimenti del dott Ogembo, che si sente particolarmente oberato in questo periodo in cui sono assente: la situazione lavorativa di Chaaria è talmente pesante in questo momento, che un medico da solo certamente non ce la può fare.
Pierantonio si prenderà cura di tutti i malati ricoverati nel reparto medico di Chaaria. Inoltre aiuterà il dott Ogembo per le visite ambulatoriali. A lui faranno capo tutti i clienti con patologie cardiache, per cui Ogembo non ha esperienza.
La cosa più bella è che Pierantonio ha ora un rapporto di collaborazione a tempo prolungato con il Cottolengo Mission Hospital: sarà con noi per lungo tempo, e quindi diventerà via via più importante nella gestione delle problematiche sia cliniche che organizzative di Chaaria.
A lui penso di affidare anche il coodinamento di tutta l'attività di screening cardiochirurgico per le operazioni in Sudan.
La Provvidenza ha mille modi di aiutarci, ed ora la presenza di Pierantonio è un altro segno della sua tenerezza nei nostri confronti.
Buon lavoro, caro Pierantonio.

Fr Beppe Gaido


 
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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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