sabato 8 maggio 2010

Fiorella non ce l'ha fatta

Dopo l’introduzione di una dieta piu’ variegata sembrava che la bimba potesse farcela: infatti si nutriva volentieri.
Poi una settimana fa e’ arrivata la febbre. Abbiamo fatto il test per la malaria che e’ risultato positivo, ed abbiamo iniziato il chinino.
La malaria ha creato nuovamente delle condizioni molto sfavorevoli per la piccola: anoressia e tendenza all’ipoglicemia, insieme a febbri ricorrenti che peggioravano la gia’ grave disidratazione.
Ieri ci siamo accorti che la bimba era estremamente anemica. L’emoglobina era meno di 4 grammi. Abbiamo quindi programmato ed iniziato una trasfusione: avrebbe dovuto ricevere solamente 80 ml di sangue a causa del peso corporeo ora ridotto a meno di 2 chilogrammi.
Ma dopo mezz’ora dall’inizio della trasfusione Fiorella e’ andata in Paradiso. Erano le 23.30.
Non so che dire. Certo ci siamo impegnati molto per lei. Abbiamo fatto la nostra parte, ma non era nei piani di Dio che Fiorella diventasse grande.
Insieme a Kangai e Bonface e’ la terza ad andarsene dal nostro gruppo di orfani. E’ senz’altro un anno difficile pure in questo settore dell’ospedale, e mi rendo conto che forse tale servizio avrebbe bisogno di competenze che io non ho: non sono un neonatologo, e di sbagli ne faccio certamente tanti!.
Anche le assistenti che seguono questi orfanelli sono certamente delle brave mamme, con tutta l’esperienza che loro deriva dai loro figli... ma probabilmente non hanno tutte le competenze che invece potrebbe avere un puericultore.
Cosa devo dire?
Normalmente noi ci inseriamo in aree “scoperte” dai servizi sanitari esistenti: non ci sono infatti altri orfanotrofi o strutture “nido” in grado di seguire i piccolissimi ed i “pretermine”. Anche Huruma, Nkabune e Matiri non prendono bimbi al di sotto di un anno di eta’, perche’ sono instabili... e tutto puo’ succedere.
Ci siamo impegnati in questo campo su richiesta diretta ed esplicita dell’allora Vescovo di Meru Mons Silas Njiru.
Ne abbiamo anche salvati tanti di orfani e trovatelli... la maggioranza assoluta!
Ma questo e’ comunque un momento duro... ed il cuore tende a ricordare di piu’ le sconfitte che le vittorie, allo stesso modo in cui notiamo di piu’ una macchia nera che tutto il resto del foglio che e’ rimasto immacolato.
Andiamo avanti con coraggio, cercando anche di imparare qualcosa di piu’ dai pediatri che potranno venire ad aiutarci in futuro.

Fr Beppe Gaido


PS: UN ABBRACCIO PER PAOLO
Per cio’ che Paolo ha scritto alcuni giorni fa sul blog io non posso che ringraziarlo. Secondo me non doveva umiliarsi in questo modo, ma Dio lo ricompensera’ anche di questo.
Condivido con lui il dolore, che ancora pesa sul cuore di entrambi. Lo portiamo insieme, ed insieme preghiamo che pian piano possiamo guarire.
Soprattutto non penso che Paolo dovesse chiedere scusa a me!
Sia lui che io abbiamo agito per il bene di questa persona; cercavamo per lei una vita migliore; volevamo restituirla completamente ristabilita al marito ed ai figli... poi qualcosa non e’ andata per il verso giusto!
Ma il nostro fine era la salute. Dio questo lo sa!
Paolo chiede perdono per i problemi che mi ha creato dopo... e’ chiaro che vorremmo che non capitasse mai; e’ evidente che sia stata durissima spiegare quanto e’ successo ai parenti affranti; ma e’ evidente che “agire su” materiale umano non e’ come il lavoro di una segretaria o di un ragioniere.
Sentire l’amaro in bocca per aver “causato” in qualche modo la morte di qualcuno e’ inevitabile per un medico. Su tutti i libri leggiamo di percentuali di mortalita’ per le cose che facciamo... anche solo per il semplice gesto di somministrare una compressa. Vorremmo sempre che capitasse agli altri, ma stavolta e’ successo a noi... a noi, e non a Paolo soltanto. E’ una responsabilita’ che mi assumo pienamente insieme a lui.
Caro Paolo, fatti coraggio! Soprattutto non lasciamoci scoraggiare, perche’ ci sono ancora molte altre persone a cui sia io che te potremo ridonare la salute, nonostante questo momento duro.

Fr Beppe

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....