L’ho visto arrivare
subito dopo la messa. Era insanginato ed impolverato. Avevano viaggiato tutta
la notte da Thangatha, in Tharaka.
La coltellata risaliva a
ieri sera alle 7, ma sono arrivati a Chaaria alle 10 di stamattina.
Lo abbiamo lavato con la
consapevolezza che non si trattava solo di un problema sottocutaneo: aveva
troppo male e l’addome era rigidissimo.
L’ecografia ha confermato
la presenza di fluido in peritoneo.
E’ stato giocoforza
entrare in sala, intubare il paziente, aprire l’addome e verificare le
condizioni degli organi interni.
Infatti abbiamo trovato
che il coltello aveva perforato ben 6 anse ileali, che siamo riusciti a
riparare con una piccole anastomosi.
Inoltre c’era una
quantita’ enorme di sangue in cavita’ peritoneale; abbiamo quindi dovuto
aspirare e lavare abbondantemente.
Oggi, come tutte le
domeniche, siamo decisamente sotto staff, e ci siamo potuti lavare solo in due
per l’intervento. Il terzo operatore non ce lo siamo potuti permettere perche’
Kanyua doveva aiutare Jesse per la “generale” e ci doveva fare da assistente “non lavato”.
E’ stato un intervento
difficoltoso, come sempre capita per le laparatomie d’urgenza.
L’operazione e’ andata
bene, ma, per ragioni forse legate alla setticemia ed alla grossa perdita di
sangue, il malato e’ diventato violento e aggressivo in fase di risveglio. Poi
le sue condizioni sono progressivamente peggiorate, ed e’ morto sotto i miei
occhi alle 21.30.
Una nuova vittima della
violenza tra ubriaconi!
So di aver fatto la mia
parte e sono cosciente di non essere onnipotente, ma sono ugualmente molto
triste, perche’ speravo di avergli salvato la vita.
Inoltre io sono molto
stanco. Anche ieri la giornata e’ stata pienissima, ed il giro serale e’ finito
dopo le 22.
Forse la mia stanchezza dei
week end e’ ingigantita anche da un aspetto psicologico, in quanto spesso mi viene
da pensare: “possibile che il fine settimana sia sempre cosi’? Lo staff che mi
aiuta di sabato e domenica poi avra’ i suoi due giorni liberi, mentre per me e’
un continuo... loro poi alle 18 se ne vanno a casa, mentre alle 21.30 c’ero
ancora io con il malato”.
Sono convinto che in me
c’e’ una venuzza di depressione a cui cerco di resistere rimotivandomi ogni
giorno.
Ho voglia di piangere,
anche se da ieri ho trovato molto incoraggiamento nelle semplici parole del
nuovo Papa Francesco.
Esse mi ronzano in testa
e mi penetrano nel cuore: “dobbiamo essere una Chiesa povera a servizio di piu’
poveri nel mondo”.
Le parole del Pontefice mi
danno coraggio e forza nell’estenuante lavoro di Chaaria: certo e’ povero il
medico che non puo’ permettersi un sostituto per il fine settimana o per il
turno della notte.
Indubbiamente poi tutto
il nostro affaticarci a Chaaria e’ sempre stato una lotta per servire
quotidianamente i piu’ poveri, quelli che non avrebbero altro ospedale a cui
rivolgersi... e chi e’ stato nello sperduto villaggio di Thangatha in Tharaka
sa di cosa sto parlando.
Ora non mi resta che
pregare per l’anima di questo venticinquenne morto per un futile diverbio, reso
irreparabile dai fumi dell’acool.
Fr Beppe
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