Forse a motivo di tante esperienze passate in cui la sanità era certamente peggiore che al giorno d’oggi anche in Kenya, molte donne della nostra zona hanno la convinzione che non bisogna farsi operare di cancro al seno, perchè si muore certamente nel post-operatorio.
Probabilmente hanno visto tante vicine di casa, amiche e conoscenti andare a finire sotto terra dopo la mastectomia!
Questo preconcetto fa sì che sia molto difficile aiutare le donne con questo problema.
Prima di tutto esse vengono molto in ritardo: vediamo tanti tumori al seno in fasi davvero avanzate e qualche volta completamente inoperabili. Spesso poi non è neppure colpa loro se cercano aiuto quando è troppo tardi: è il caso per esempio della giovane donna di 34 anni che abbiamo perso poco tempo fa.
Era venuta a Chaaria quando entrambi i seni erano duri come pietre (una metastatizzazione alla mammella controlaterale), quando il braccio sinistro era enorme ed indurito da un edema linfatico impressionante, e quando c’era versamento pleurico bilaterale.
Nel suo caso essa aveva cercato aiuto molto presto in quanto aveva visto un eczema al capezzolo sinistro, ma al dispensario a cui si era rivolta continuavano a darle della pomata cortisonica da applicare, ed a nessuno era venuto in mente che potesse trattarsi di un tumore (morbo di Paget)... e così la povera donna ha perso un anno ed è arrivata in ospedale troppo tardi.
Oggi abbiamo fatto la mastectomia per un tumore avanzatissimo ed ulcerato in una donna di 37 anni: abbiamo tentato del nostro meglio ed abbiamo anche fatto lo svuotamento del cavo ascellare.
Non sappiamo se siamo stati radicali. Faremo eco addome e lastra del torace, anche se ci aspettiamo la solita risposta nel momento in cui riceveremo l’istologico e vedremo i linfonodi “positivi”; sicuramente la malata ci dirà che non ha soldi per la chemioterapia!
Ieri poi abbiamo visto altre due giovani donne nella sua stessa condizione: una aveva una massa enorme, già adesa alla cute che mostrava aspetto a buccia d’arancia; l’altra aveva una forma tumorale meno avanzata e forse aggredibile in modo radicale. Entrambe hanno nicchiato sia all’idea dell’agobiopsia sia a quella della mastectomia.
Hanno avanzato varie scuse e mi hanno detto che sarebbero venute oggi per la biopsia; non ho però visto nè l’una nè l’altra.
E’ una situazione molto frequente: anche se dici loro che faremo l’intervento gratuitamente e che ci sarà un benefattore che provvederà alle spese dell’istologico, le malate spariscono... era successo anche quando Pietro e Giorgia erano qua.
Io credo che la ragione principale sia ancora quel vecchio luogo comune che fa pensare alle donne che moriranno se verranno operate al seno. Il triste è che questa diceria fa sì che poi queste giovani madri muoiano davvero e lascino a casa delle proli ancora in tenera età. Non so se la nostra chirurgia (spesso non seguita da radio o chemioterapia a motivo di problematiche finanziarie) avrebbe davvero potuto aiutarle a sopravvivere più a lungo. Certo che, non facendosi operare, le pazienti si condannano ad una sopravvivenza di pochi mesi ed in condizioni spesso disastrose: pensate per esempio ad un tumore maligno ulcerato e pieno di larve di mosca.
E’ comunque molto difficile cambiare tale mentalità e tali paure che vengono trasmesse di madre in figlia.
E' una delle tante esperienze frustranti della nostra esperienza: voler aiutare, ma non riuscire a farsi capire; avere tempo e capacità tecniche per fare un intervento, programmarlo accuratamente e poi aspettare inutilmente una paziente che non verrà mai.
Fr Beppe
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