Bisognava fare qualcosa
per tentare di salvarle la vita.
Le sue condizioni erano
pessime.
Diabete scompensato che
le aveva causato una osteomielite del piede sinistro con gangrena umida e
puzzolente ormai fino al ginocchio.
Febbre e stato settico;
insufficienza renale cronica, probabilmente legata al diabete.
L’unica speranza di
sopravvivenza stava nell’amputazione: ne avevamo parlato a lungo nel tanfo
quasi insopportabile che circondava il suo letto. Dapprima non voleva, e si era
poi convinta dopo vari giorni di ripensamenti e solo al vedere quell’arto
putrefarsi sotto i suoi occhi.
Eravamo entrati in sala
pieni di speranza: la glicemia era controllata dall’insulina, l’emoglobina era
al di sopra dei 10 grammi; la creatinina purtroppo era 2... ma dovevamo agire comunque,
prima che uno shock settico si portasse via la nostra malata.
Io e Makena eravamo già
“lavati”, in attesa che l’anestesista facesse la spinale. Nessuno avrebbe
potuto prevedere quanto sarebbe successo di lì a breve.
Infatti, non appena
l’operanda era stata messa in posizione orizzontale, si è veri ficato un calo
pressorio importante e l’arresto respiratorio.
Siamo quindi accorsi
tutti in aiuto del nostro anestesista per la rianimazione: respirazione
meccanica con ambu, adrenalina in vena per “riprendere la pressione”, liquindi
a go-go, ma le condizioni sono peggiorate continuamente.
La glicemia continuava ad
essere normale, e non eravamo quindi di fronte ad una crisi ipoglicemica.
Il respiro però non ha
mai ripreso: la saturazione d’ossigeno è rimasta abbastanza alta per quasi
un’ora, grazie soltanto alla bombola di ossigeno ed alle manovre di
respirazione meccanica. Il battito cardiaco per un po’ ha risposto
all’adrenalina, ma poi sul monitor vedevamo frequenze cardiache sempre più
basse, fino al momento che tutti temevamo: la traccia ECG era diventata piatta.
Perchè abbiamo perso
questa paziente in sala?
La spinale era bassa e non c’era overdose!
Sarà stato dovuto alla
setticemia da cui certamente era affetta la malata? Sarà partito un embolo nel
momento in cui l’abbiamo mobilizzata dal letto alla barella?
Vederla morire lentamente
e non poter far nulla per salvarla è stato terribile!
Osservare ed ascoltare quel monitor che implacabilmente
ci mostrava lo spegnarsi graduale di quella vita che volevamo salvare mi ha
riempito il cuore di angoscia.
Certo, se non avessimo
pensato all’amputazione, la malata sarebbe comunque morta in pochissimi giorni
a causa della sepsi e della gangrena.
Vederla morire così però
è davvero terribile, parlarle poco prima, e poi rendersi conto che di colpo ha
smesso di respirare è una cosa di cui non ti dai pace.
Non è la prima volta che
mi capita purtroppo, e tutte le volte mi sento svuotato e distrutto.
Fr. Beppe
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