venerdì 22 luglio 2016

Per una volta qualcosa di facile

Ci è stato riferito da un ospedale del Tharaka con sospetta occlusione intestinale.
A motivo delle difficoltà legate ai trasporti, il paziente è arrivato da noi 24 ore dopo aver visto il medico nella struttura sanitaria precedente.
Giunto da noi con un ritardo del genere, il sospetto era già praticamente una certezza, ancor prima di visitarlo.
Pancione enorme, alvo chiuso ai gas ed alle feci da 5 giorni, ripetuti episodi di vomito.
L'addome era meteorico e suonava come un tamburo quando facevamo la percussione.
Non c'erano più segni di peristalsi, forse perchè il paziente era stato occluso per troppo tempo.
Le condizioni generali erano precarie ed il paziente appariva molto disidratato.
L'eco non ci ha aiutati molto perchè c'era praticamente solo distensione gassosa e non si vedeva davvero nulla.
La diretta dell'addome per noi è ancora impossibile perchè non abbiamo la radiologia.
Siamo entrati in sala con grande timore. Trattandosi di un paziente anziano temevamo anche una patologia neoplastica che poi avesse causato l'occlusione.
Negli ultimi tempi poi abbiamo trovato di tutto e qualche paziente lo abbiamo anche perso nonostante l'intervento urgente.
Invece poi oggi la situazione è stata molto più facile del previsto.


All'apertura dell'addome abbiamo trovato sì delle anse intestinali enormemente dilatate, ma non avviamo invece visto alcun tumore.
Non c'erano aderenze, nonostatnte quattro interventi chirurgici pregressi.
Soprattutto, con grande sollievo, non abbiamo trovato perforazioni e neppure peritonite.
Era invece un volvolo del sigma, ed è stata Makena a derotare il viscere quasi d'istinto e senza che noi le avessimo dato alcuna indicazione. E' partita d'istinto ed ha fatto le cose per bene.
Makena ha in effetti fatto lei l'intervento ed ha salvato la vita di questo paziente che ora sta decisamente benino nel post-operatorio.
La notra grandissima Makena!
Lo dico sempre che in sala è molto spesso più brava di me e potrebbe operare da sola anche se io non ci fossi!

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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