venerdì 26 maggio 2017

Dieci anni a Chaaria!

Il tempo passa davvero!
Sono già passati dieci anni da quel giorno in cui nel 2007 Luciano, Enrico, Marina ed Antonello vennero a Chaaria quasi casualmente e mi chiesero se per caso avessi avuto bisogno di aiuto.
Da allora Luciano e Francesca sono tornati a Chaaria regolarmente per due o tre volte all'anno...e non hanno mai saltato!
Insieme a loro molti altri volontari di Cagliari che si sono caratterizzati soprattutto per la fedeltà e la costanza nel tornare molte volte e per parecchi anni: solo perchè anche lui presente a Chaaria in questo momento, cito come esempio il Dr Toto Burrai, fedelissimo al suo impegno di servizio nel nostro ospedale ormai da otto anni.
Luciano ha trovato a Chaaria un dipartimento ortopedico inesistente, ma ha creduto in noi, e ci ha fatti crescere pian piano, fin dove siamo arrivati adesso: siamo il centro ortopedico di riferimento della Contea di Meru e riceviamo pazienti anche da altre Contee... e questo soprattutto grazie a lui, ai suoi insegnamenti, agli strumenti, agli impianti, ed ai macchinari che ci ha donato.


Lo ringraziamo per essere stato un volontario fedele, un grandissimo mentore per il sottoscritto, un benefattore infaticabile per la missione, un grandissimo amico per tutti noi.
Luciano dice di sentirsi a casa quando è a Chaaria, e noi sentiamo la stessa fraternità con lui e con tutti gli amici di Cagliari.
Buon Decennio, Luciano!
Buon Decennio, amici sardi!
Grazie di tutto quello che avete fatto per noi, ed anche di quello che certamente farete in futuro.

Fr Beppe



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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